Nogara-Salizzole: che sia la volta buona?

nogara
Foto tratta da Il Nuovo Giornale

La Strada Provinciale 20, ovvero la Nogara-Salizzole, è una strada davvero pericolosa: stretta, con fossato da ambo le parti e con scarsa illuminazione soprattutto nel tratto competente al Comune di Nogara. Molti automobilisti, a ragione, si lamentano da tempo di questa arteria dove transita un traffico tutt’altro che trascurabile. Gli annunci sull’allargamento e la sistemazione di questa Strada Provinciale ormai non si contano più. Sono anni che sulla stampa appaiono annunci di ogni genere. E’ sufficiente fare una velocissima ricerca in rete per trovare articoli su articoli, annunci su annunci e inaugurazioni di lavori che, ad oggi, non sono ancora iniziati e non si sa quando inizieranno.

Un articolo del Primo Giornale, del 24 ottobre 2018, titola: “Nogara, firmato sulla strada l’accordo per la Provinciale per Salizzole“. L’ 11 agosto del 2021, Pianura24 titola: “Nogara, approvato il progetto per l’allargamento e la messa in sicurezza della strada che collega il paese con Salizzole“. La Cronaca di Verona, il 2 agosto 2022, titola: “Nogara-Salizzole messa in sicurezza. Il Consiglio comunale ha approvato due importanti progetti“. Annunci, titoli, foto, inaugurazioni ma la strada provinciale è sempre la stessa, sempre pericolosa allo stesso modo. Niente di nuovo sotto il sole!

Da poche settimane il sindaco di Nogara è stato eletto (anche) Presidente della Provincia di Verona, come riporta il sito Verona Sera: “Non avendo sfidanti, la sua elezione è stata una pura formalità (…). Il sindaco di Nogara Flavio Massimo Pasini è stato eletto presidente della Provincia di Verona“. Visto che la strada in oggetto è provinciale possiamo dire di essere in una “botte di ferro”, considerato che Pasini è sindaco del Comune e Presidente della Provincia interessata dall’opera: “du gust is megl che uan”. Quanto ancora dovremo aspettare per la messa in sicurezza di questa arteria stradale?

Ma che ce frega…

Pare che l’aumento delle bollette di ESA-Com, società in house che gestisce la raccolta dei rifiuti per conto del Comune, abbia indignato una minoranza dei nogaresi. La partecipazione agli incontri informativi, che l’amministrazione assieme ad ESA-Com ha organizzato a novembre scorso, è stata modesta in confronto ai post di lamentela apparsi su Facebook.
Chi è andato a questi incontri si è sentito incolpare di tutto. Dal non aver letto o non saper leggere correttamente le bollette dei rifiuti al non aver fatto o non saper fare la raccolta differenziata. Incontri che hanno informato poco e male. Poca e mal organizzata anche la comunicazione sugli importi delle bollette da parte dell’amministrazione comunale. C’è chi, con sprezzo del pericolo, ha provato a fare domande ma è stato sistematicamente interrotto dal Direttore. Le risposte dell’amministrazione comunale, nella persona del vicesindaco, sono state evasive e poco esaustive. Pasini e Poltronieri hanno chiuso la stalla quando i buoi sono scappati. Ma questo, per la maggior parte dei nogaresi, sembra non essere un problema.
Appena arrivate le bollette, inizio anno scorso, pareva che i nogaresi fossero pronti a scendere in piazza per protestare. Tutti sul piede di guerra seduti comodamente sul divano (altro che percettori del RdC). Pareva, per l’appunto, visto e considerato che i nogaresi hanno pagato le bollette e se ne sono guardati bene dal protestare. Come lista di opposizione, assieme agli altri consiglieri di minoranza, abbiamo lanciato una raccolta firme per abbassare le bollette dei rifiuti di ESA-Com. Ad oggi sono state raccolte solo 65 firme.
Fra poco arriveranno le bollette ESA-Com: consigliamo di non lamentarsi ed evitare di scrivere post di protesta su Facebook visto e considerato che risulta difficile anche sottoscrivere una raccolta firme.

Un’idea mostruosa

Il Comitato dei Sindaci del Distretto 3, guidato dal sindaco di Nogara, ha proposto all’ULSS 9 che il numero degli assistiti passi da 1.200 a 1.800-2.000. Praticamente da 600 a 800 pazienti in più per ogni medico di base! Un’idea mostruosa, come direbbe Paolo Villaggio. Passare da 1.200 a 2.000 assistiti non è uno scherzo. E perché non a 3.000? O anche di più? Aumentare il numero di pazienti non è la soluzione al problema della carenza dei medici di base.

Nell’articolo, apparso su “La Cronaca di Verona”, a firma di un ex esponenete dell’attuale maggioranza, si leggono le dichiarazioni di tre sindaci della Bassa Veronese: Nogara, Legnago e Bovolone. Tutti e tre parlano del problema e rilasciano dichiarazioni senza proporre nulla nella direzione di risolvere il problema.

Il primo cittadino di Nogara dichiara che “l’ULSS 9 evidenzia un’importante carenza di medici di famiglia (…). Dei 97 medici collocati a riposo per raggiunti limiti di età nel 2021, solo 86 sono stati “rimpiazzati”; altra ondata di pensionamenti, nel primo semestre del 2022: 67 pensionamenti contro 53 sostituzioni (…)”. Il sindaco, come spesso gli succede, fa solo molte chiacchiere per non dire nulla: lui che è stato anche Presidente della Conferenza dei Sindaci, un distintivo all’occhiello più che un ruolo per migliorare il servizio sanitario pubblico, tanto che, ancora una volta, non fa alcuna proposta. Dovrebbe invece sapere che i pensionamenti sono prevedibili con qualche anno di anticipo, ma non osa criticare il suo collega di partito Zaia, presidente della Regione, dal quale ha imparato che bastano le chiacchiere per lisciare il pelo all’opinione pubblica. Chi dorme non piglia…medici!

Penosa la lagna dell’altro sindaco legaiolo di Legnago, Graziano Lorenzetti, che quando la sanità funziona è merito di Zaia, quando non funziona è colpa di Roma. Il primo cittadino di Bovolone, Orfeo Pozzani, addirittura si rivolge al dentista perché ha male ad un piede: lamenta che il Ministro della Sanità non ha risposto alla segnalazione della chiusura del punto di primo intervento dell’ospedale, questione di chiara e netta competenza, per legge, della Regione. Tanto per depistare la matrice delle responsabilità, oppure perché ignora legge, in entrambi i casi dovrebbe vergognarsi.

In conclusione i nostri sindaci propongono che i medici di base passino da assistere 1.200 pazienti a 2.000. In sostanza più lavoro per i medici di base con conseguente abbassamento del livello di qualità e di assistenza al malato. Un’idea, senza alcun dubbio, mostruosa.

Storia dell’acquedotto nogarese

acquedotto

L’acquedotto fu costruito a partire dal 1972. Inizialmente era previsto solo a servizio delle zone agricole per la specifica competenza dell’Ente che finanziò i lavori, il FEAOG (Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia). Nel 1974 l’allora sindaco Luciano Galli aderì alla proposta di estensione della rete alle residenze civili dell’intero territorio comunale. Lo stesso fecero i sindaci dei Comuni limitrofi.

Si tenga conto che a quei tempi il problema dell’acqua potabile non si poneva, non si pagava alcuna tassa sul prelievo e scarico dell’acqua, ogni famiglia aveva il suo pozzo (come la maggior parte delle famiglie ancora oggi), la sensibilità sui temi ambientali era prossima allo zero, la popolazione era largamente contraria anche perché l’acqua, una volta attivato l’acquedotto, si sarebbe pagata (e oggi si paga senza acquedotto, perché c’è il depuratore e anche dove non c’è si paga il prelievo forfettariamente).

L’appalto per estendere la rete agli usi civili venne affidato direttamente alla ditta che l’aveva realizzata per gli usi agricoli. Il costo decuplicò, il FEAOG finanziò la nuova opera in parte irrisoria, la Regione Veneto ci mise un po’ di soldi ma promise alla ditta costruttrice che il resto sarebbe stato puntualmente pagato con soldi del governo.

Cominciano i problemi

Il primo nodo fu proprio l’estensione dell’appalto alla stessa ditta che aveva costruito la prima parte dell’acquedotto: era una ditta legata al Presidente del Consorzio Alto Tartaro, Tomelleri, fratello di quel Tomelleri allora presidente della Regione Veneto che prometteva tutto a tutti e poi qualcuno avrebbe pagato. La ditta fallì per mancati pagamenti degli stati d’avanzamento dell’opera, altre subentrarono a costi inferiori e fallirono una dopo l’altra, ogni ditta costruì la sua parte con materiali diversi. La prima parte fu in Eternit, la seconda in PVC, la terza in acciaio.

Ovviamente la procedura “famigliare” dell’appalto finì in tribunale, sia civile, sia penale. L’opera venne conclusa nel 1980, anno in cui si comunicò ai cittadini che potevano pagare la somma di 100.000 lire per l’allacciamento alla propria abitazione e che tale somma sarebbe stata immutata indipendentemente dal tempo che sarebbe trascorso per l’effettivo allacciamento. Sindaco allora era Luciano Mirandola.

Poi venne la giunta di Germano Sardini che si disinteressò totalmente del problema, tranne metterlo in funzione nel 1982 per verificarne la tenuta. Scoppiò in più parti e non se ne parlò più per un bel po’. Nel 1984 il sindaco è Paolo Andreoli, la questione giudiziaria è ancora in alto mare, gli esponenti del PCI di Nogara denunciano il rischio che l’impianto venga sequestrato dalla magistratura e invitano i cittadini a richiedere, se lo vogliono, la restituzione delle 100.000 lire che avevano pagato in poche centinaia.

Il sindaco Andreoli comincia a chiedere conto alla Prefettura di Verona di fare chiarezza sulla qualità dell’impianto costruito, in particolare sulla possibile pericolosità di quella parte di acquedotto in Eternit (circa 13 Km su un totale di circa 40). Stesso quesito viene posto all’ULSS di Legnago. Nessuna risposta per circa 5 anni pur se sollecitata più volte, alla fine (siamo negli anni ’89/’90) l’ULSS dichiara che non c’è pericolo purché i tubi non siano rotti o sfilacciati. Come si fa a saperlo? Nel frattempo Telecom, Enel, per l’ammodernamento o l’estensione delle loro reti e lo stesso Comune per la costruzione di nuove fognature, scavano accanto all’acquedotto e non è escluso che in più punti sia stato danneggiato e non riparato dagli interventi per questi lavori.

Si pensi poi alla posa del metanodotto (1986/87) che per ragioni di economia costruttiva (è meglio che le reti insistano in un unico corridoio per ridurre i costi di riparazione delle strade e per individuare più rapidamente l’ubicazione e i guasti di tutte le reti sotto strada) avviene accanto alla linea dell’acquedotto che chissà quante botte di martello pneumatico si è preso.

Le richieste delle Regioni

Nel 1991 la Regione Veneto chiede ai Comuni che hanno l’acquedotto sotto terra di farsi carico dei mutui necessari per finire di pagare l’opera che, a 20 anni di distanza ha visto fallire tre ditte, due processi finiti nel nulla dopo una decina di anni, e debiti consistenti (si parlava di oltre un miliardo di lire proprio nel 1991). Nogara, Gazzo Veronese e Villimpenta (Regione Lombardia) non accettano di accollarsi i mutui per l’ovvia diffidenza verso promesse avanzate da soggetti dimostratisi poco credibili, pasticcioni e probabilmente tangentari (Regione e Consorzio Alto Tartaro). Non solo, ma ai Comuni che si fossero sobbarcati i debiti del Consorzio Alto Tartaro sarebbe stato impossibile accedere a nuovi mutui per altre opere pubbliche importanti per parecchi a venire.

I Comuni democristiani aderiscono per ordine del loro partito, l’acquedotto va in funzione e qualche anno dopo viene bloccato per mesi a causa della presenza eccessiva di atrazina nell’acqua a Sorgà, Erbé e Trevenzuolo. Questo episodio scoraggia Nogara e gli altri due Comuni (Gazzo Veronese e Villimpenta) dall’intraprendere nuove iniziative per metterlo in funzione. Ma la questione dell’acqua potabile diventa sempre più pressante, perché si fa strada la convinzione che è preferibile controllare poche fonti di approvvigionamento dell’acqua di un acquedotto, piuttosto che migliaia di pozzi privati con costi a carico delle singole famiglie. Inoltre, da qualche anno si comincia a pagare la tassa sull’acqua che ancora oggi paghiamo, per la citata presenza del depuratore e per il cambiamento della normativa sulle tasse comunali.

Così nel 1995 il sindaco Andreoli incarica un ingegnere civile per una verifica a campione dello stato di conservazione ed efficienza dell’acquedotto. Il risultato è l’allagamento di varie zone del paese, ma anche la riparazione dei tratti danneggiati. Era evidente che occorrevano altri quattrini per renderlo funzionale e sicuro. Così l’amministrazione comincia a cercare i fondi necessari (stimati da quell’ingegnere in circa 5 miliardi di lire all’inizio del 1996), decisa a mettere in funzione l’opera. Il Comune, in quegli anni, era già sovraccarico di mutui (ampliamento depuratore, nuove fognature e molte altre opere pubbliche progettate e/o in fase di costruzione non consentivano ulteriori aggravi di bilancio) e così si punta sui finanziamenti regionali a fondo perduto che già altri Comuni avevano ottenuto in passato in aggiunta ai mutui che furono convinti a pagarsi col proprio bilancio.

Una prima tranche di 500 milioni di lire viene erogata dalla Regione Veneto a Nogara e Gazzo Veronese nel 1998 e girata al C.I.S.I. (Consorzio Intercomunale Servizi Integrati), gestore pubblico intercomunale del ciclo dell’acqua, che li usa per intervenire sugli snodi principali e sulle valvole che l’indagine del ’95 aveva rilevato come compromesse. Una seconda tranche 1,5 milioni di euro il Comune la ottiene, sempre dalla Regione, nel 2004. Anche questa viene girata al C.I.S.I. che dichiara di averli utilizzati per il risanamento delle torri di sollevamento di Nogara e Gazzo Veronese (i fondi sono, come i precedenti 500 milioni di lire, per Nogara e Gazzo Veronese).

Nel frattempo (2003) entra in funzione l’ATO (Ambito Territoriale Ottimale), espressione di quasi tutti i Comuni della Provincia, che ha il compito di programmare e decidere la priorità degli interventi inerenti al ciclo dell’acqua (fognature, depurazione, acquedotti) e di indicare al gestore di tale funzione (ora Acque Veronesi) quali opere eseguire con i soldi raccolti dalla tassa sull’acqua che paghiamo proprio ad Acque Veronesi.

Ancora senza acquedotto

Oggi, come nei precedenti 12-13 anni, è compito del Comune di Nogara (e anche Gazzo Veronese) farsi sentire presso il Consiglio di Bacino e Acque Veronesi per evidenziare la necessità di mettere in funzione l’acquedotto perché, in questi tempi in particolare, la qualità dell’acqua è peggiorata e rende questo servizio sempre più indispensabile per ragioni di tutela della salute pubblica (vedasi questione arsenico e PFAS, anche se questi ultimi finora non toccano questa parte della Provincia di Verona).

Abbiamo letto, sui giornali e sui social, che l’attuale Amministrazione Comunale di Nogara si accredita il merito di riavviare il discorso dell’acquedotto affermando che entro fine anno mezzo paese ne sarà servito: hanno semplicemente letto il Programma degli Interventi 2016-2019 di Acque Veronesi, concordato con il Consiglio di Bacino provinciale, approvato nell’aprile 2016, ove si scrive che verranno serviti circa 2000 abitanti del centro e che la spesa per l’opera sarà coperta da Project Financing (?). Le stesse cose si possono leggere anche nei Piani degli Interventi dei trienni precedenti…comunque, speriamo.

In arrivo stangata sui rifiuti?

Volantino ESA-Com
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Alle stangate di luce e gas si potrebbe aggiungere a breve quella sui rifiuti. Nei giorni scorsi un ambiguo comunicato dell’ESA-Com pare avvertire che nel 2022, con effetto retroattivo dal 1° gennaio, chi conferisce l’umido e il secco un numero di volte superiore a quello previsto nella tabella qui riportata, dovrà pagare 1,24 € in più per ogni svuotamento di umido e 1,72 € in più per ogni svuotamento di secco.

L’amministrazione, cui spetta approvare o modificare tale proposta, tace e sembra condividere questa folle idea che costringe la famiglie, per non pagare di più, a tenersi in casa gli scarti alimentari fino a quando faranno i vermi, soprattutto d’estate e soprattutto nei condomini.

Gravissima è poi la totale assenza di informazione. Molti commercianti e artigiani nel febbraio 2022 hanno pagato conguagli esosi relativi al 2021, senza essere stati avvertiti delle nuove tariffe approvate dal Comune già dal giugno 2021 (e sempre con decorrenza dal 1° gennaio 2021) che le ha nascoste ai contribuenti forse per paura di perdere consensi. Approvare le nuove tariffe a metà anno con effetto retroattivo è inaccettabile!

Se i cambiamenti saranno quelli più sopra riportati potrà succedere che:

  • aumenterebbe il rischio di abbandono dei rifiuti sui cigli stradali e nei fossati;
  • le famiglie, per evitare la putrefazione dell’umido, saranno negativamente orientate a scelte alimentari che limitino frutta, verdura e pesce.

Chiediamo che, qualora le tariffe dovessero aumentare, l’amministrazione intervenga economicamente attingendo ai propri fondi di bilancio, visti i colossali avanzi.

Sindaco e Vicesindaco se ci ci siete battete un colpo!
I cittadini hanno diritto ad una risposta chiara, corretta e trasparente.


Comunicato Rifiuti 2022

Sul conguaglio 2021 si rileva la colpevole mancata informazione degli utenti in corso d’anno, una parte dei quali si sono visti recapitare costi aggiuntivi anche molto pesanti. L’informazione preventiva è segno di rapporti corretti e trasparenti tra utenti ed erogatori dei servizi. Non è possibile che l’ultima informazione sul prezzo di conferimento rifiuti risalga al 1° luglio 2020. E per restare nel tema sull’ambiguità, incompletezza e disinformazione ai cittadini, nonché di assenza dell’obbligatoria trasparenza che la legge prescrive, esemplare e sconcertante è il comunicato diffuso dall’ESA-Com a tutte le famiglie nei giorni scorsi.

Non si capisce se condiviso con il Comune, che ne sarebbe corresponsabile, o se di iniziativa autonoma della Società, nel qual caso il Comune ignorerebbe colpevolmente le iniziative a dir poco strambe della Società di cui è parte. Nel volantino si legge di un allarmante nuovo sistema di raccolta dei rifiuti che creerebbe non poche difficoltà alla cittadinanza tutta nel corso dell’anno corrente. Si parla insistentemente di “efficienza”, di “conferimenti efficienti” in relazione alle utenze domestiche, di “vuoto per pieno”…in sostanza si chiede di consegnare i bidoncini di rifiuto secco ed umido il più possibile pieni per conseguire appunto tale efficienza.

In particolare i problemi che conseguirebbero dalla nuova frequenza di passaggi per la frazione umida, secondo lo specchietto del volantino in questione, anziché l’efficienza produrrebbero interrogativi e pesanti complicazioni sotto vari aspetti che andiamo ad evidenziare.

  1. Soprattutto d’estate, ma non solo, e soprattutto nei condomini, si creerebbe un notevole e malsano disagio igienico-sanitario.
  2. Le abitudini alimentari sarebbero pesantemente e negativamente condizionate dalla necessità di evitare normali (e utili alla salute) consumi di frutta, verdura, pesce crudo per non convivere con pattumiere piene di scarti oltre una, due e persino tre settimane.
  3. Aumenterebbe il rischio di abbandono di immondizia in luoghi aperti.
  4. A suscitare preoccupazione è anche l’assenza di informazione sul costo, che si presume aggiuntivo, per il numero di svuotamenti superiore alla media indicata, costo che sarà peraltro retroattivo dal gennaio scorso e deciso da chi approverà il Piano Tariffario Rifiuti, cioè dal Consiglio Comunale. Così le famiglie, ignare dell’eventuale novità dei cosiddetti “svuotamenti efficienti”, nei mesi precedenti l’approvazione delle tariffe avranno bruciato una buona percentuale di svuotamenti, incorrendo inevitabilmente nelle maggiorazioni di prezzo.
  5. È del tutto insensato calibrare il numero di svuotamenti alla media registrata nel 2021 perché le ragioni famigliari o di lavoro alla base di un diversa quantità di produzione di rifiuti non si può generalizzare alla collettività intera.
  6. Non è chiara la ragione per cui si conteggi il volume massimo dei contenitori come metro di misura per definire “efficiente” lo svuotamento, se poi il prezzo di conferimento alla discarica è determinato dal peso effettivo dei rifiuti consegnati e non dal numero dei bidoncini che nulla hanno a che vedere con la discarica stessa.
  7. Anche per quest’anno pare che non sia prevista l’esenzione totale per chi non conferisce mai la frazione umida praticandone il compostaggio.
  8. Si rileva che, c’è persino approssimazione sulla misura di capacità dei bidoncini che, in realtà sono di 45 litri (non 40) per il secco e di 23 litri per l’umido (non 20). A meno che non si buttino altri quattrini per sostituire quelli già in dotazione.

Infine, rileviamo che il quadro d’insieme è sconfortante, sia per il merito dei contenuti, sia per forma di una comunicazione ambigua e tardiva che, pur rispettando – si spera – i termini di legge (31 marzo prossimo, salvo proroga) anche riguardo all’assurda retroattività delle tariffe, tratta i cittadini come sudditi che devono accettare senza fiatare restrizioni ingiustificate e un trattamento a dir poco arrogante da parte di ESA-Com con la connivenza oggettiva dei Comuni che ne accettano l’operato senza fiatare.

IVA al 4% sugli assorbenti: bocciata!

Nella seduta consiliare del 28 febbraio scorso la nostra consigliera, Vittoria Di Biase, ha discusso una mozione avente ad oggetto: “riduzione dell’IVA sugli assorbenti femminili al 4%”. Alla pagina “le nostre proposte” potete leggerne il testo.

La maggioranza ha bocciato la mozione adducendo motivazioni davvero incredibili. Dalla discriminazione delle donne, dei bambini, degli anziani, dei disabili al “ci deve pensare il Governo”. Addirittura un assessore è arrivato a dire che, da questa proposta, potrebbe nascerne “un mercato nero”. Ve lo immaginate un “mercato nero” degli assorbenti a Nogara?

Alla fine il Sindaco ha ammesso che l’attuazione di questa mozione, per lui e la sua maggioranza, risulta macchinosa e complicata e quindi preferisce bocciarla che approvarla. Almeno qualcuno dice le cose come stanno senza fare dell’inutile retorica.

Consiglio Comunale rinviato

Seduta del Consiglio Comunale del 28 Febbraio 2022

La nostra consigliera comunale Vittoria Di Biase ha fatto rinviare il Consiglio Comunale a giovedì 10 marzo alle ore 16:00. La scelta dell’orario è quanto mai singolare ma siamo convinti sia dovuta alla durata, più di 9 ore, della precedente seduta del 28 febbraio.

Il Consiglio Comunale è stato rinviato perché i tempi di convocazione non erano conformi alle regole che la stessa Amministrazione si è data. La convocazione della seduta riguardante il bilancio di previsione deve essere fatta con un anticipo di 15 giorni per dar modo, a chi lo volesse e ne fosse in grado, di presentare emendamenti al bilancio di previsione.

Giovedì 10 marzo, quindi, si discuteranno i seguenti punti all’ordine del giorno.

Anche questo si preannuncia un Consiglio Comunale succoso con ben 10 punti all’ordine del giorno, tra cui una mozione presentata dalla nostra consigliera per l’accoglienza dei profughi ucraini.

Comunicato pubblico

Noi diciamo un forte, urlato quanto disperato No all’aggressione militare della Russia di Putin all’Ucraina.
 
Condanniamo questa avventura criminale del Cremlino che è una aperta violazione del diritto internazionale. Le immagini della metropolitana di Kiev con bambini e donne terrorizzate sono una ferita e una sconfitta per l’umanità, un drammatico inciampo nell’evoluzione e nella costruzione della pace. La pace non è un’utopia, ma un progetto incompleto da realizzare di cui i potenti della Terra sono responsabili. Il nostro cuore è dalla parte degli ultimi e dei deboli e oggi con i civili ucraini e con quelli russi che manifestano per la pace.
 
Ci troviamo di fronte allo stravolgimento degli assetti strategici mondiali. Nessuna ragione politica giustifica la guerra, siamo contro a prescindere da chi la muova, siano essi occidentali, cinesi o russi, e alle politiche di potenza che preparano scenari distruttivi e di morte.
 
Sarebbe ora che la politica si assumesse la responsabilità di dire NO a tutte le guerre con scelte concrete: STOP alla crescita della spesa militare, SÌ al al disarmo, SÌ alla dismissione delle armi nucleari. La pace va cercata e mantenuta con il dialogo, con la diplomazia, anche e soprattutto quando la guerra è già in atto. Quindi, NEGOZIARE! NEGOZIARE! NEGOZIARE!
 
Dobbiamo ricostruire lo spazio per il dialogo e il negoziato politico con la Russia come si è fatto, ma invano, durante la guerra fredda con la Conferenza e gli accordi di Helsinki nel ’75 e con gli accordi di Minsk nel 2014. Negoziare e ricorrere ai buoni uffici e all’arbitrato, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, è la sola e vera norma giuridica fondamentale.
 
È proprio in questi momenti di alta tensione che questo diritto deve essere applicato con saggezza, intelligenza e lungimiranza. E lo si deve fare ora che rischiamo la catastrofe più tragica: lo dobbiamo al popolo ucraino, al popolo russo che manifesta contro la guerra, lo dobbiamo ai nostri giovani. L’alternativa è una catastrofica guerra globale che devasterà l’Europa e non avrà vincitori.
 
Se davvero vogliamo la pace smettiamo tutte le guerre e incominciamo a prenderci cura di ciascun essere umano e della natura che ci nutre e ci ospita.

Come vendere fumo e…mangiarsi l’arrosto

CENTRO VACCINALE. Inaugurato dal sindaco con pasticcini e spumante anche se il Comune non c’entra proprio nulla! Ad oggi non viene somministrato più nessun vaccino AntiCovid. Per la terza dose si deve andare a Legnago in code interminabili al freddo e la prenotazione dei tamponi a Nogara è un’impresa.
 
MEDICI DI BASE. Difficoltà a comunicare con l’ex ospedale (anche più ore di attesa), in particolare con il numero telefonico 0442 537853 per prenotare appuntamenti con i medici di famiglia.
 
RADIOLOGIA. Chiusa nel 2014, si diceva per l’adeguamento alle norme antisismiche. Riaperta nel dicembre 2018 (una sola mattina alla settimana) con la solita passerella di autorità, perfino un sottosegretario, ma dell’adeguamento antisismico non c’è traccia. E – senza spiegazioni – è stata chiusa da luglio scorso e riaperta da qualche giorno. E sempre un solo giorno la settimana!
 
AMBULATORI SPECIALISTICI.Un deserto! Solo due funzionano ogni giorno, ma il personale in ferie non viene sostituito e si deve andare a Legnago. Soppressi da 8 anni chirurgia, cardiologia, neurologia, ortopedia, urologia.
 
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI. Da 20 anni si parla di trasferirli nell’ex ospedale, ma è di nuovo tutto bloccato; l’area della struttura scelta per ospitarli pare sia sbagliata e si vuole destinarli in un’ala dell’ex ospedale con impianti fatiscenti da rifare completamente. Campa cavallo…
 
REMS. I lavori per la nuova sede sono bloccati da 5 mesi.